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Evidence Based Medicine, più tutto il resto: È la stampa, bellezza; Farmacista & Cittadino; Meno tasse per tutti...

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23 ottobre 2006

Farmacista & cittadino
"Altroconsumo" fuori dal Consiglio consumatori

Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Sesta) ha pronunciato la seguente DECISIONE:

sul ricorso in appello proposto dal CODACONS, dall’ADUSBEF e dalla FEDERCONSUMATORI, in persona dei rispettivi legali rappresentanti pro tempore, rappresentati e difesi dagli avv.ti Carlo Rienzi e Cristina Tabano, ed elettivamente domiciliati presso l’Ufficio legale del Codacons, in Roma, viale Mazzini, n.73;

contro

Ministero per le attività produttive, in persona del Ministro pro tempore, costituitosi in giudizio, rappresentato e difeso dall'Avvocatura Generale dello Stato ed elettivamente domiciliato presso la stessa, in Roma, via dei Portoghesi, n. 12;

Direzione generale armonizzazione mercato tutela consumatori, in persona del legale rappresentante pro tempore, non costituito;

e nei confronti

Associazione ALTROCONSUMO, in persona del legale rappresentante pro tempore, costituitosi in giudizio, rappresentato e difeso dagli avv.ti Giorgio Giacobini, Paolo Martinello e Giovanni Valeri, ed elettivamente domiciliato presso quest’ultimo, in Roma, via Pasubio, n. 2, int. 7;

per l’annullamento

della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, Sezione III ter, n. 3501/2004;

In parole povere, il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso proposto da Codacons, Federconsumatori e Adusbef contro la sentenza del Tar del Lazio n. 351/2004, ha cancellato dall'organismo pubblico delle associazioni di consumatori, il Consiglio nazionale dei consumatori e utenti (Cncu), l'associazione Altroconsumo.
Di seguito, alcuni estratti della sentenza. Il neretto è mio.

«E’ quindi evidente come il vero centro decisionale dell’associazione Altroconsumo sia costituito dal Comitato di direzione e tale scelta rientra ovviamente negli ampi spazi consentiti all’autonomia di un associazione di consumatori.

«Tuttavia, la composizione del Comitato di direzione è tale da non costituire una espressione, anche indiretta, della volontà dei soci, in quanto è formato solo per tre componenti su sette da soggetti eletti dal Consiglio, a sua volta eletto dai soci; i restanti membri sono nominati da Euroconsumer (tre) e da Edizioni Altroconsumo (uno), soggetti distinti dall’associazione Altroconsumo.

«Pertanto, la maggioranza del principale organo dell’associazione Altroconsumo non è espressione dei soci e quindi non è eletta su base democratica, ma è nominata da soggetti terzi che assumono così il reale controllo dell’associazione ed hanno gli strumenti per impedire anche modifiche statutarie idonee a ripristinare un ordinamento a base democratica (vedi il già descritto potere del Comitato in relazione alla modifica dello Statuto).
(omissis)
«L’assenza di tali ulteriori prescrizioni ha consentito in concreto che il voto per corrispondenza si svolgesse con le seguenti modalità: presentazione di lista bloccata di 21 soci comunicata agli iscritti tramite tagliando inserito nella rivista Altroconsumo; possibilità di sbarrare sulla scheda la casella “approvo / non approvo” senza alcun voto di preferenza; invio della scheda in busta chiusa all’associazione Altroconsumo.

«Tali modalità non consentono di sapere se effettivamente il voto provenga da un socio, potendo qualunque soggetto essere venuto in possesso della scheda ed averla inviata; non consentono di escludere che possano circolare un numero di schede maggiore rispetto al numero effettivo dei soci, non essendovi alcun tipo di controllo per numerare le schede con sistemi che garantiscano comunque la segretezza del voto (omissis).

«Inoltre, la stessa sola possibilità di approvare o meno la lista consente l’elezione del Consiglio anche in presenza di rilevanti manifestazioni di dissenso (“non approvo”).

«Anche la mancata possibilità di indicare un voto di preferenza non è rispondente ad un sistema democratico, in cui normalmente l’elettore esercita il proprio diritto di scegliere i propri rappresentanti, indicando il/i nominativo/i per cui intende esprimere la propria preferenza all’interno della lista prescelta.

«La stessa possibilità di presentare liste alternative è resa più complicata dalla necessaria presentazione di una lista di 21 soci e dalla difficoltà nell’accedere ad un elenco pubblico dei soci (omissis).

«I descritti elementi conducono a ritenere che il sistema elettorale individuato dallo Statuto non sia rispondente ad un ordinamento su base democratica, tenuto conto sia dell’assenza nello Statuto di garanzie idonee a rendere meno vulnerabile il voto per corrispondenza, sia delle concrete modalità con cui sono state effettuate le votazioni, che confermano tali carenze.

«4.5. In definitiva, deve ritenersi che la struttura dell’associazione Altroconsumo, caratterizzata dalla concentrazione dei poteri di gestione in un organo (Comitato di Direzione), la cui maggioranza non viene eletta e il sistema per l’elezione del Consiglio costituiscono elementi tali da condurre ad un giudizio negativo circa il requisito del possesso di uno Statuto che sancisca un ordinamento a base democratica, previsto dall’art. 5, comma 2, lett. a), della legge n. 281/98, oggi art. 137 del D. Lgs. n. 206/2005.

«L’assenza del requisito rende illegittima l’impugnata iscrizione di Altroconsumo negli elenchi delle associazioni dei consumatori previsti dalla medesima norma.

«5.1. E’ in parte fondata anche l’ulteriore censura con cui i ricorrenti deducono la violazione dell’art. 5, comma 2, lett. f) e comma 3, della legge n. 281/98, per la non consentita presenza del Presidente dell’associazione Altroconsumo nei consigli di amministrazione di società di capitali.
(omissis)

«5.2. Con riguardo al requisito, previsto dalla citata lett. f) dell’art. 5 della legge n. 281/98, si ritiene che la presenza dell’Avv. Martinello quanto meno nei consigli di amministrazione di Conseur S.A. (Euroconsumers), di Altroconsumo Edizioni s.r.l. e di Altroconsumo Edizioni finanziarie s.r.l. si pone in contrasto con il divieto sancito dalla disposizione in esame.

«Infatti, nessuna di dette società può essere considerata meramente strumentale all’attività dell’associazione dei consumatori Altroconsumo.

«Per quanto concerne le due società editoriali la strumentalità vi sarebbe stata se fossero state costituite e partecipate, interamente o in via maggioritaria, dall’associazione Altroconsumo, che invece riveste il ruolo di socio di minoranza in una sola di queste.

«Il Consiglio di Stato ha già esaminato in modo approfondito il rapporto intercorrente tra l’associazione Altroconsumo e Altroconsumo edizioni s.r.l., quando ha ritenuto che alla prima non spettano i contributi previsti dall’art. 6 della legge n. 281/1998 per le attività editoriali svolte dalle associazioni consumeristiche (Cons. Stato, IV, n. 2555/2004).

«Con tale decisione è stato evidenziato che “può ammettersi che una associazione consumeristica (priva di scopo di lucro in base alla legge n. 281\1998), si avvalga per la pubblicazione a stampa, di un’impresa (quale ne sia la forma giuridica), purché si possa riscontrare che è la prima a svolgere attività editoriale e che la seconda è un mero strumento realizzativo dell’attività editoriale in questione. Ciò presuppone che la prima abbia la effettiva direzione e sia responsabile della linea editoriale della seconda. Nel caso di specie così non è, perché il Comitato Altroconsumo non controlla in via immediata e diretta la s.r.l. Editoriale Altroconsumo, essendo irrilevante che il proprio presidente faccia parte del consiglio di amministrazione di Conseur s.a., ovvero che esistano accordi negoziali costitutivi di vincoli di scopo e di cooperazione fra la s.r.l. Editoriale, il Comitato consumatori e la Conseur s.a., nonché che le azioni di quest’ultima siano gestite da una fondazione composta da rappresentanti delle associazioni nazionali di consumatori che collaborano in seno alla società.”

«Tali considerazioni conducono a considerare Altroconsumo Edizioni s.r.l. come un soggetto terzo rispetto alla associazione e, in quanto soggetto terzo, la società editoriale viene ad essere una impresa di produzione, che opera nello stesso settore dell’associazione: l’offerta di servizi per i consumatori attraverso l’abbonamento alla rivista gestita con scopo di lucro dalla società.
(omissis)

«Del resto, sotto il profilo dell’interesse dell’associazione e dei consumatori da questa rappresentati sarebbe stato più ragionevole la costituzione di una società controllata dall’associazione, che avrebbe così incassato i rilevanti utili prodotti dalla rivista, potendoli destinare ad attività a vantaggio dei propri soci e dei consumatori in generale.»



Altroconsumo, lo ricordo, è l'associazione che ha recentemente pubblicato i risultati di un’indagine sui prezzi dei medicinali.
Secondo tale indagine, i prezzi dei farmaci di fascia A (cioè a carico del SSN) sarebbero in Italia i più alti d’Europa e la causa sarebbe l’alto costo della distribuzione intermedia e finale (grossisti e farmacie).

L’indagine ha riguardato solo 19 farmaci sulle 4.707 confezioni di fascia A

Notate che il Ministero per le Attività Produttive ha difeso Altroconsumo.

20 ottobre 2006

Consenso disinformato
Torna la tortura (non conoscono Manzoni)

Lo stalinismo negli Stati Uniti: chi l'avrebbe mai detto.

Il presidente statunitense, George W. Bush, ha promulgato il «Military Commissions Act», una legge che nega ai detenuti il diritto all'assistenza legale. Il presidente può, con l'approvazione del Congresso, detenere a tempo illimitato persone a cui non è stata formulata alcuna accusa, sospendere le norme che impediscono gli abusi più terribili, consentire processi sulla base di dicerie, autorizzare giudici a emettere condanne a morte - senza prove - sulla base di affermazioni raccolte da detenuti picchiati.

L'ex presidente, Bill Clinton, si è detto favorevole a questa legge, cioè a permettere al presidente di carica di decidere in casi specifici il ricorso alla tortura. «Supponiamo - ha detto Clinton - che sia stato catturato il vice di Osama bin Laden, che è al corrente di un attacco che avverrà entro tre giorni in Europa o negli Usa. Ora, si tratta dello scenario nel quale il presidente può avere bisogno del diritto di avvalersi della tortura per salvare delle vite innocenti».

Bill Clinton (come anche molti altri) vuole giocare al "supponiamo".
Bene, allora: giochiamo.

Supponiamo che un arabo venga arrestato in una retata. Un innocente, amico inconsapevole di un terrorista, finisce in galera.
Interrogatorio.
Poniamo che al detenuto venga formulata la seguente domanda: «Noi non faticheremo a dimostrare la tua colpa. Puoi dimostrarci tu di non aver avuto intenzioni ostili?»

Supponiamo.
Gli imputati ritirano improvvisamente, durante il processo, le deposizioni false fatte da loro in corso d'istruttoria. Ebbene? Il pubblico accusatore chiede un intervallo, senza spiegare perché. Accorrono dalla prigione i giudici istruttori e i loro aiutanti, i martellatori. Tutti gli imputati vengono portati in box separati, nuovamente percossi ben bene, con la promessa di picchiarli ancora durante l'intervallo successivo. L'intervallo finisce. Il giudice interroga nuovamente tutti, e tutti confermano le prime deposizioni.

Supponiamo.
Un amico del presidente (o - perché no - il presidente) o un pezzo grosso qualunque, invaghitosi della moglie di un subordinato, induce un prigioniero ad accusare il proprio subordinato di crimini gravi. Con la legge approvata da Bush, lo ricordo, l'accusato non può difendesi.
Il subordinato è condannato a morte.

Questi scenari, adesso, negli Stati Uniti d'America sono possibili.

Sono scenari rielaborati dal libro "Arcipelago Gulag", scritto per denunciare i crimini del comunismo nel periodo di Stalin.
È un drammatico paradosso della Storia: il comunismo, sconfitto dopo la guerra fredda, rientra dalla finestra nel mondo occidentale grazie a una legge firmata da un presidente statunitense repubblicano.

19 ottobre 2006

È la stampa, bellezza
Riproduzione di articoli di riviste o giornali

Tratto dal sito di Beppe Grillo:

"Disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria"
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 230 del 3 ottobre 2006
Art. 32.
Riproduzione di articoli di riviste o giornali
All'articolo 65 della legge 22 aprile 1941, n. 633, dopo il comma 1, e' inserito il seguente:
«1-bis. I soggetti che realizzano, con qualsiasi mezzo, la riproduzione totale o parziale di articoli di riviste o giornali, devono corrispondere un compenso agli editori per le opere da cui i suddetti articoli sono tratti. La misura di tale compenso e le modalità di riscossione sono determinate sulla base di accordi tra i soggetti di cui al periodo precedente e le associazioni delle categorie interessate. Sono escluse dalla corresponsione del compenso le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165».



Pagare per riportare on line parte degli articoli pubblicati dai giornali o dalle riviste? No, grazie!

17 ottobre 2006

Consenso disinformato
Droga in parlamento

Droga in Parlamento,procura Roma sequestra servizio delle "Iene"

La procura di Roma ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, ipotizzando la violazione della privacy in relazione al test sull'uso delle droghe effettuato, all'insaputa degli interessati, su 50 parlamentari, dalle "Iene" che avrebbero dovuto trasmettere il servizio nella puntata del 10 ottobre su Italia 1. L'iniziativa del procuratore Giovanni Ferrara e' legata a una serie di denunce presentate da diverse associazioni. Quel servizio tv non era mai andato in onda per il blocco imposto dal Garante che aveva definito "illecita la raccolta di dati di natura sensibile in quanto attinenti allo stato di salute". Per la procura della capitale, costituisce una ipotesi di illecito penale l'acquisizione dei dati personali senza che vi sia il consenso del diretto interessato. Nel caso specifico, infatti, ai parlamentari erano state prelevate gocce di sudore da una finta truccatrice delle "Iene" attraverso un tampone, senza che i politici sospettassero qualcosa.

Fonte: La Repubblica


Assisto, con costernazione, al rovesciamento della realtà.
I parlamentari, che promulgano leggi restrittive e proibizioniste sulla droga, che mandano inutilmente in galera i propri cittadini, consumano impunemente tutta la droga che vogliono.
La Procura della Repubblica di Roma, avvisata di un reato (chi fornisce la droga ai parlamentari che ne fanno uso?), invece di cercare di scoprire chi sono gli spacciatori e da dove si riforniscono, apre un fascicolo per violazione della privacy dei nostri eletti drogati!

Ah, che pacchia per l'opposizione. Se ci fosse un'opposizione.

Farmacista & cittadino
Troppe prescrizioni, sotto inchiesta 37 medici napoletani

Comparaggio
Troppe prescrizioni, sotto inchiesta 37 medici napoletani

Rischiano sospensione e addebito d'ufficio 37 medici di medicina generale napoletani dopo la procedura di contestazione avviata dalla direzione aziendale della Asl Napoli 1, impegnata nel controllo della spesa farmaceutica. Dai risultati dell'indagine avviata ad agosto 2006 e riferita all'anno 2005, è emerso infatti che i medici coinvolti nel procedimento hanno effettuato prescrizioni inappropriate, superando di molto la media pro-capite prevista per ogni singolo assistito e innalzando la spesa media per assistibile al di sopra dei valori nazionali e regionali.

L'azienda cittadina, si legge in una nota della Asl, ha ritenuto indispensabile procedere nei confronti di questi medici per ridurre gli sprechi nell'uso delle risorse disponibili e, soprattutto, garantire efficacia e appropriatezza degli interventi, al fine di salvaguardare la salute dei cittadini. Tale procedura sarà attivata in tempi brevi, prosegue la nota, anche per le prescrizioni di specialistica ambulatoriale (laboratorio analisi, radiologia, cardiologia, oculistica, odontoiatria, fisioterapia).

Fonte: http://www.doctornews.it/


Resta da vedere se e quando questi medici (per i quali vale sempre la presunzione d'innocenza) saranno condannati, e tra quanto tempo, e che cosa succederà dopo: resteranno convenzionati col Servizio Sanitario Nazionale?

15 ottobre 2006

Meno tasse per tutti
«Illegale avere tasse al 45-50%»

Tratto da “La Stampa” di domenica 15 ottobre 2006

Briatore: «Due anni e potrei entrare in politica»
Sul Fisco: «Illegale avere tasse al 45-50%»

(...)«Io mi occupo di Formula 1 - ha detto Briatore - ma se potessi dare un apporto all'Italia...la politica magari». Ma senza spingersi più di tanto, anzi sottolineando - a mò di frenata - «se mi dovessi annoiare...mi dicono che in politica non ci annoia». Comunque «ne riparliamo, magari tra un paio di anni».(...)

Detto questo, Briatore non ha però risparmiato critiche all'attuale classe politica italiana, definendola «scarsa e vecchia», oltre che lontana dal sapere come vanno le cose fuori dai confini nazionali, perchè è una classe politica che «non viaggia», ed anche caratterizzata da una età anagrafica elevata, tanto che mediamente «non ci sono politici quarantenni». Ma se ingresso in politica dovesse essere, orientato verso quale schieramento?, ha chiesto Lucia Annunziata. «Non sono nè di destra nè di sinistra», la risposta asciutta del manager, che è stato però prodigo di parole di critica per il sistema fiscale italiano. «È illegale avere tasse al 45-50% - ha sostenuto - e se vivessi in Italia, piuttosto che fallire e licenziare cercherei di pagare meno tasse». Anzi, «se non ce la facessi a pagare, entrerei nell'illegalità». Chi ha successo - ha detto ancora - «non dev'essere illegale. Si può avere successo assolutamente nella legalità.

Si diventa ricchi con il lavoro». Una giusta soglia di tassazione sarebbe quella del 30%, ed ha citato l'esempio della Gran Bretagna, dove «l'evasione fiscale non esiste. Non credo sia lecito evadere ma la gente lo fa per bisogno perchè ci sono leggi che taglieggiano in modo eccessivo». Parlare di soldi significa parlare di uno ricco, e Briatore sicuramente lo è diventato, ma alla conduttrice non ha voluto svelare l'entità dei guadagni, puntando invece a difendere la categoria, a suo dire sotto pressione da parte del governo. E citando uno slogan che in questi giorni campeggia su un manifesto ed è riferito al fatto che ora forse anche i ricchi piangano per le misure introdotte con la Finanziaria, Briatore ha parlato di «violenza verso i ricchi». È come se si cercasse di spaventare chi produce, «si vuole criminalizzare i ricchi, cioè chi ce l'ha fatta. E chi ce l'ha fatta dovrebbe essere considerato un esempio per i giovani». Il ricco a questo punto sceglie di andare all'estero, e - secondo il team manager della scuderia Renault - in molti lo stanno già facendo, «come successe in Francia con l'introduzione delle 35 ore» di lavoro settimanali. La Finanziaria così come è stata disegnata «colpisce i poveri che non hanno la struttura del ricco».

È la stampa, bellezza
La televisione (dei partiti)

Commento un post di Beppe Grillo, il cui blog, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. E' una boccata d'aria fresca, tra tanti mezzi di informazione che tutto fanno tranne che informare.

Caro Beppe,
sfòrzati ancora un po'.

>>Le emittenti private devono diventare public company, senza proprietari di riferimento.<<

Ma dì, in che mondo vivi? Ci sarà sempre qualcuno che comanda, non ti pare? Hai l'esempio perfetto sotto gli occhi, lo prendi in giro un giorno sì e un giono no: il Tronchetti comanda in Telecom (una public company, non è così?) con l'1 %...
Ci sarà sempre qualcuno che impone i suoi gusti e i suoi protetti in tv. E poi, perché impedire a un imprenditore di fare il suo mestiere?

>>La Rai deve avere una sola rete, senza pubblicità, senza alcun legame con il Governo o con i partiti.<<

Secondo me, lo Stato non dovrebbe avere alcuna televisione, zero! Una è già di troppo. Come puoi pensare che i partiti non metterebbero le mani su una televisione?
Una televisione sola c'era già, e non gli è bastata. Ne aprirono un'altra, per darla ai socialisti, e una terza, per darla ai comunisti. La televisione pubblica è proprio l'ultima cosa che i partiti si lasceranno sfuggire dalle mani.
Fai lavorare ancora un po' le tue cellule grigie, vedrai che ci arrivi.

Piuttosto, bisogna aprire il mercato a un numero di operatori il più ampio possibile. Bisogna togliere la discrezionalità dei politici nell'assegnare le concessioni. Togliere la necessità di avere permessi per mettere in piedi una televisione. Togliere la burocrazia. Aumentare la libertà di comunicare.
E' questa la strada.

10 ottobre 2006

Farmacista & cittadino
Pagine Gialle - farmacie che effettuano servizio a domicilio

Stamattina mi ha chiamato una voce delle Pagine Gialle. Stanno sistemando i loro archivi. Le persone che chiamano il numero a pagamento (non ricordo quale, c'è la pubblicità con Claudio Bisio) ora non solo chiedono la farmacia più vicina, o quella di turno, ma anche quella che ha i prodotti per celiaci, ecc.

La voce mi ha chiesto se potevo aiutarla a completare la situazione dei servizi forniti dalla mia farmacia.

«Avete prodotti per celiaci?»
«Sì»
«Sfigmomanometri?»
«Sì»
(...)
«Fate servizio a domicilio?»
«No, è illegale!»
«Sì, so che è illegale, ma i clienti lo chiedono e noi mettiamo questa casella nel database»
«Scusi signorina, ma questo vuol dire che ci sono farmacie che dichiarano di effettuare servizio a domicilio?»
«Sì»

Bene, ci mancava solo questa.
Ringrazio questi bravi colleghi per aver spalancato la porta alla vendita dei farmaci alla GDO. E' grazie anche a questi appigli che la pianta organica, presto, salterà.

Immagino che Federfarma avrà le mani legate, e l'Ordine anche (tanto vale abolirlo).

07 ottobre 2006

Evidence Based Medicine
Segnalazione di reazione avversa per consumo di prodotto ayurvedico

OGGETTO: segnalazione di reazione avversa per consumo di integratore alimentare (praval panchamrit) prodotto ayurvedico.

Con nota prot. n° DGVA/VI/43421/P/F.4.i.d/2024, il Ministero della Salute comunica quanto segue:

A seguito di una reazione avversa grave, coagulopatia intraversale disseminata, piastrinopenia ed ematomi diffusi, ritenuta correlata ad una intossicazione da metalli pesanti, verificatasi a seguito di ingestione di un integratore alimentare “PRAVAL PANCHAMRIT” in confezioni da 30 cpr da 125 mg cadauna, prodotto da Ayurveda Rasahsla 25, Karve Road Pune 4 – India (prodotto ayurvedico), le analisi effettuate dall’Istituto Superiore di Sanità hanno evidenziato alti livelli di metalli pesanti quali: rame, mercurio, piombo, cromo, nichel e cadmio, oltre ad elevati livelli d’arsenico.

Pertanto, nell’eventualità di giacenze del prodotto in oggetto, si invita ad effettuare un’ immediata segnalazione allo scrivente Servizio, e a stoccare a parte l’integratore di cui trattasi in attesa di nuove disposizioni in merito.

05 ottobre 2006

Farmacista & cittadino
Farmaci e metodi d'indagine selettivi

Pubblico di seguito il comunicato stampa di Federfarma, il sindacato dei farmacisti titolari italiani, distribuito il 27/09/2006.

Prezzi dei farmaci di fascia A: dati pilotati per colpire le farmacie

È in atto una campagna ben orchestrata che sembra preparare il terreno a un ulteriore salasso a carico delle farmacie nella prossima legge finanziaria. Lo denuncia Federfarma, che rappresenta le farmacie private italiane, commentando i primi dati di un’indagine sui prezzi dei medicinali, realizzata da Altroconsumo.

Secondo tale indagine, i prezzi dei farmaci di fascia A (cioè a carico del SSN) sarebbero in Italia i più alti d’Europa e la causa sarebbe l’alto costo della distribuzione intermedia e finale (grossisti e farmacie).

L’indagine, che ha riguardato 19 farmaci sulle 4.707 confezioni di fascia A, contraddice quanto da sempre sostenuto dalle stesse associazioni dei consumatori, dalle industrie farmaceutiche e dall’Agenzia del farmaco, e cioè che i prezzi dei farmaci di fascia A (a carico del SSN) sono tra i più bassi d’Europa e che, proprio per compensare ciò, è stato permesso alle industrie di aumentare liberamente i prezzi dei farmaci di fascia C (a carico dei cittadini), che oggi sono tra i più alti d’Europa.

Fino al gennaio 2004, in Italia i prezzi dei farmaci di fascia A erano stabiliti sulla base della media dei prezzi praticati negli altri Paesi europei, quindi non potevano certo essere i più alti d’Europa. Solo per i farmaci commercializzati a partire dal gennaio 2004 i prezzi sono stabiliti mediante contrattazione tra produttori e Agenzia del Farmaco. Non sembra possibile che in due anni l’AIFA abbia permesso che i nuovi prezzi si differenziassero così tanto da quelli degli altri Paesi europei.

Questo per quanto riguarda i prezzi. Per quanto riguarda i “guadagni” delle farmacie, questi sono fissati per legge nella misura del 26,70% del prezzo del farmaco. Tale quota comprende lo sconto che le farmacie sono obbligate a praticare al SSN. L’indagine di Altroconsumo non casualmente dimentica di citare lo sconto che le farmacie praticano per legge al SSN sui medicinali consegnati ai cittadini e che pesa sulle farmacie stesse per un totale di oltre 700 milioni di euro l’anno. Lo sconto in favore del SSN riduce il margine di una farmacia media dal 26,70% previsto dalla legge al 18,70%. Inoltre, lo sconto aumenta all’aumentare del prezzo del farmaco e per i farmaci più costosi è pari al 19%. Su questi farmaci la farmacia ha, quindi, un margine del 7,70%. Crede veramente Altroconsumo che in altri Paesi europei le farmacie abbiano un margine più basso di questo?

In molte Regioni, infine, le ASL acquistano direttamente dalle aziende i farmaci più costosi a condizioni di favore e li fanno distribuire alle farmacie con un margine notevolmente più basso di quello previsto dalla legge.

L’indagine di Altroconsumo non tiene conto di questi elementi ed esce, guarda caso, alla vigilia di una finanziaria che deve racimolare 2,4 miliardi di euro dalla sanità. Solo una coincidenza?

04 ottobre 2006

È la stampa, bellezza
A proposito di Report e di lobby

Avete visto la puntata del programma "Report", su Rai 3, l'altra sera 1 ottobre 2006?

Il servizio cui mi riferisco, del giornalista Bernardo Iovene, parla di finanziamento pubblico (e privato) ai partiti.

A un certo punto della scaletta la telecamera inquadra i manifesti di quest'estate dei farmacisti contro Bersani, il governo, le Coop. Inquadra un piccolo gruppo di farmacisti in camice bianco che protestano e qualche saracinesca chiusa.
La voce fuori campo di Iovene commenta: «Questa estate è scoppiata la polemica sulla norma che consente ai supermercati di vendere i farmaci da banco. I titolari delle farmacie hanno protestato contro la lobby Prodi-Bersani-Coop.»

Di seguito, Iovene intervista Giorgio Siri e gli chiede se i farmacisti finanziano la politica.
Siri risponde di sì.
Iovene poi butta lì la domanda retorica: «Siete una lobby?». Eh, eh!

L'intevista continua, il giornalista chiede a Siri a quanto ammontano i finanziamenti ai parlamentari.
Siri spiega che i finanziamenti sono di circa 250.000 euro l'anno, ripartiti più o meno a metà tra i due schieramenti. Essi sono dati non ai partiti ma ad alcuni parlamentari in particolare, con un massimo di 10.000 euro a testa.

Il montaggio salta verso una farmacia, la voce fuori campo dice che i farmacisti sono riusciti, fino a quest'estate (con la loro attività di lobby) a evitare (per tutti questi anni!) che il farmaco entrasse nel supermercato. Questa volta, però, non ce l'hanno fatta.

Ho alcune osservazioni in proposito:
1 - La protesta dei farmacisti è di quest'estate (luglio), il servizio è andato in onda il primo ottobre. Quando si dice "essere sulla notizia"!

2 - Sui finanziamenti delle coop si parla in un secondo momento del servizio: i finanziamenti sono cospicui: milioni e milioni di euro - dalle cooperative rosse ai partiti di sinistra. Ma non si mette in relazione tale finanziamento con la legge che consente la vendita di farmaci al supermercato... La parola "lobby", in tutto il servizio, è usata solo nella parte che riguarda la farmacia.

3 - Se quello del farmaco è un mercato (lo è) e se il farmaco esce della farmacia per entrare al supermercato: il giornalista parla di sconfitta della lobby dei farmacisti, ma non è in grado di fare il passo logico di dire che si tratta di una vittoria della lobby della Grande Distribuzione Organizzata!

4 - Tra grandi aziende private e le Cooperative rosse che finanziano la politica con milioni e milioni di euro, a che titolo si vanno a sottolineare i 250.000 euro di Federfarma, che non è un'azienda ma il sindacato di una categoria professionale? E per quale motivo, tra tutte le professioni, se ne è scelta una sola, e proprio quella dei farmacisti?
La mia impressione è che il "finanziamento ai partiti", in quella parte di servizio, non c'entra nulla. E' una scusa per mettere i farmacisti in cattiva luce.

Se è un avvertimento (arriverano nuovi sconvolgimenti nel pianeta-farmacia?), non è male.




P.S. Il servizio dovrebbe essere liberamente visibile sul sito Internet della Rai (bisogna avere l'adsl). Esiste anche la trascrizione integrale.