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15 ottobre 2006

È la stampa, bellezza
La televisione (dei partiti)

Commento un post di Beppe Grillo, il cui blog, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. E' una boccata d'aria fresca, tra tanti mezzi di informazione che tutto fanno tranne che informare.

Caro Beppe,
sfòrzati ancora un po'.

>>Le emittenti private devono diventare public company, senza proprietari di riferimento.<<

Ma dì, in che mondo vivi? Ci sarà sempre qualcuno che comanda, non ti pare? Hai l'esempio perfetto sotto gli occhi, lo prendi in giro un giorno sì e un giono no: il Tronchetti comanda in Telecom (una public company, non è così?) con l'1 %...
Ci sarà sempre qualcuno che impone i suoi gusti e i suoi protetti in tv. E poi, perché impedire a un imprenditore di fare il suo mestiere?

>>La Rai deve avere una sola rete, senza pubblicità, senza alcun legame con il Governo o con i partiti.<<

Secondo me, lo Stato non dovrebbe avere alcuna televisione, zero! Una è già di troppo. Come puoi pensare che i partiti non metterebbero le mani su una televisione?
Una televisione sola c'era già, e non gli è bastata. Ne aprirono un'altra, per darla ai socialisti, e una terza, per darla ai comunisti. La televisione pubblica è proprio l'ultima cosa che i partiti si lasceranno sfuggire dalle mani.
Fai lavorare ancora un po' le tue cellule grigie, vedrai che ci arrivi.

Piuttosto, bisogna aprire il mercato a un numero di operatori il più ampio possibile. Bisogna togliere la discrezionalità dei politici nell'assegnare le concessioni. Togliere la necessità di avere permessi per mettere in piedi una televisione. Togliere la burocrazia. Aumentare la libertà di comunicare.
E' questa la strada.