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Evidence Based Medicine, più tutto il resto: È la stampa, bellezza; Farmacista & Cittadino; Meno tasse per tutti...

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29 novembre 2006

Farmacista & cittadino
Ma l'automedicazione non decolla

Tratto da "Farmacista 33":

Ma l'automedicazione non decolla

Secondo l'associazione di settore, l'Anifa, la legge Bersani non ha modificato la tendenza negativa. Sarebbe necessario ampliare il numero di farmaci non soggetti a prescrizione

Malgrado la liberalizzazione, non una grande annata per i farmaci da automedicazione. Da gennaio a ottobre 2006, rispetto allo stesso periodo del 2005, volumi e fatturato di OTC e SOP risultano in discesa: rispettivamente del 4,6% e del 7,5%. Una situazione preoccupante per l'Anifa (Associazione nazionale dell'industria farmaceutica dell'automedicazione), che ieri a Roma ha reso noto il primo bilancio dopo l'entrata in vigore della nuova regolamentazione. In sostanza - sottolinea l'ANIFA per voce del vicepresidente Roberto Bertani - l'approvazione della legge 248/2006, a oggi si è concretizzata in circa 40 corner attivi che applicano uno sconto medio del 20-30%. "Al contempo - ha detto Bertani - si registra un incremento nello sconto medio applicato dalle farmacie, salito al 10-15% circa sul territorio nazionale: circa il 98% dei punti vendita 'classici' attualmente lo applica. Infine, supponendo che, nella migliore delle ipotesi, tra il 2007 e il 2008 ci saranno circa 600 punti vendita attrezzati per la vendita dei farmaci da banco, si può stimare che i supermercati copriranno a regime il 10-15% delle vendite totali dei farmaci senza ricetta". Eppure il settore, secondo l'associazione dei produttori di Otc e Sop, risente ancora delle rigidità che lo caratterizzano. E, anche se sembrano arrivare segnali positivi dalla legge Finanziaria, che prevede un nuovo e migliore sistema di determinazione del prezzo dei farmaci che assicurerà maggiore concorrenza (il prezzo sarà liberamente determinato dal dettagliante sulla base della negoziazione con l'azienda farmaceutica produttrice), permangono secondo l'Anifa vincoli che ne limiteranno gli effetti positivi per il consumatore: in particolare, il blocco dei prezzi dei medicinali da banco fissato per tutto il 2007 nel maxiemendamento alla Finanziaria non giova alla concorrenza e rallenterà il processo iniziato.

Parallelamente alla flessione di vendite e ricavi, l'Anifa denuncia un 'pericoloso' fenomeno in Italia: "il crescente successo dei prodotti salutistici, anche detti 'notificati' - ha evidenziato Bertani - che spesso, pur infrangendo la legge, promettono un effetto terapeutico e ingannano il consumatore che vi si affida perché naturali" senza contare le regolamentazioni ben più leggere cui soggiace questo tipo di prodotti. Sulla falsariga di quanto avviene per il settore dei generici, anche per i l'OTC si chiede l'allargamento dell'offerta, accelerando lo switch. "Una mossa - dice il vicepresidente Anifa - che potrebbe contrastare anche il fenomeno dell'autoprescrizione: circa il 15% degli etici vengono venduti in farmacia senza che il paziente presenti la ricetta del medico". Il raffronto fra l'Italia e i maggiori Paesi europei, poi - ha detto ancora Bertani - parla chiaro: "Da noi i consumatori possono acquistare senza ricetta soltanto 87 principi attivi, in Gran Bretagna invece l'offerta è di 117, in Germania di 114 e in Francia di 99".

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19 novembre 2006

Meno tasse per tutti
In fuga dalle tasse

Tratto da Dagospia (anche qui, se non lo trovate più), che a sua volta ha preso l'articolo dall'Espresso.

Vittorio Malagutti per “L’espresso” (ha collaborato Luigino
Canal)


La Montecarlo svizzera si chiama Walchwil, 3.300 abitanti in tutto, una manciata di case arrampicate sul fianco della montagna che si specchia sul lago di Zug. Strade strette, ripide e deserte. Belle ville, tanto verde e un campanile col tetto a cipolla. Tutto qui. È vero, mancano la Costa Azzurra, i palazzoni di cemento e la mondanità del Principato, ma anche questo paesino del canton Zug, 30 chilometri a sud di Zurigo, può vantare la sua quota di immigrati di lusso, col Suv d'ordinanza, l'autista e, qualche volta, anche l'elicottero aziendale. Merito del fisco, che a Walchwil è leggero, il più leggero di tutta la Confederazione. E così imprenditori e manager, svizzeri e non, comprano casa da queste parti e si mettono in coda per ottenere la residenza.

Uno che ce l'ha fatta è Sergio Marchionne. Proprio lui, l'amministratore delegato della Fiat, uomo immagine e artefice della folgorante rimonta del gruppo torinese. All'inizio di quest'anno Marchionne ha acquistato un grande appartamento con vista lago e da allora, come confermano i documenti ufficiali, 'risiede' a Walchwil. In paese lo conoscono, anche se, comprensibilmente, da quelle parti non si è fatto vedere granché.

Gli impegni di lavoro lo tengono lontano, sempre in movimento tra Torino e il resto del mondo. E poi il suo buen retiro svizzero, dove vivono la moglie Orlandina e i due figli, si trova a Blonay, vicino a Ginevra. "Residenza? Non saprei. Io mi sento un uomo in continuo spostamento", confessò Marchionne l'anno scorso a un giornale svizzero.

In effetti, l'amministratore delegato della Fiat ha cominciato a viaggiare fin da giovanissimo. Nato in Abruzzo (classe 1952), a 13 anni si trasferì in Canada con la famiglia. Parte da lì una brillante carriera approdata in Italia solo nel 2004, con la nomina al vertice del gruppo di Torino. In Svizzera, invece, Marchionne era di casa già dalla metà degli anni Novanta. Ha guidato la Algroup di Zurigo, multinazionale dell'alluminio, e poi la Sgs di Ginevra, il colosso della certificazione e controllo legato alla famiglia Agnelli. Tra tanti spostamenti, un punto fermo a Walchwil può far comodo. Eccome.

Le imposte comunali sul reddito personale sono le più basse tra i 13 municipi del canton Zug, che, a sua volta, è considerato un paradiso fiscale. Risultato: fra tasse federali e locali un contribuente che guadagna oltre 700 mila franchi all'anno (meno di 500 mila euro) riesce a cavarsela con un'aliquota del 23 per cento circa, contro il 43 per cento richiesto dall'erario italiano.

Anche i tributi sulle proprietà immobiliari sono molto bassi, i più bassi di tutta la Confederazione, secondo una ricerca della società di consulenza Wuest & partner. C'è poco da sorprendersi, allora, se gli stranieri rappresentano circa un quarto dei 3.300 residenti ufficiali di Walchwil. Di più: i 50 abitanti più ricchi valgono da soli la metà delle entrate fiscali del paese, nel 2005 pari a 13 milioni di franchi (circa 8,5 milioni di euro). La grande maggioranza di questi immigrati d'extra lusso
lavorano come top manager nelle multinazionali con base a Zurigo e dintorni, oppure, ma è più raro, sono imprenditori. Del resto l'intero canton Zug, grazie agli sconti sulle imposte, è diventato un rifugio dorato per Paperoni in fuga dalle tasse.

Nell'elenco dei residenti vip troviamo il tedesco Otto Beisheim, fondatore della catena di supermercati Metro; il ministro svizzero Christoph Blocher, leader del partito populista di destra nonché imprenditore in proprio con il gruppo Ems Chemie; la famiglia olandese Brenninkmeijer, proprietaria dei grandi magazzini C&A; Kjeld-Kirk Kristiansen, danese, socio principale della Lego, l'azienda dei mattoncini colorati; l'austriaco Gernot Langes-Swarovski, patron della famosa griffe dei cristalli. Molti di loro possono sfruttare un'altra scorciatoia fiscale. In Svizzera, infatti, nella cerchia ristretta dei super ricchi, è abbastanza diffusa la pratica del pagamento forfettario. L'imposta viene di fatto fissata con una trattativa privata tra il contribuente e l'amministrazione finanziaria, prendendo come riferimento il valore del patrimonio e dei redditi complessivi denunciati all'erario.

Tra gli altri ha percorso questa strada anche il pilota Michael Schumacher, cittadino tedesco residente nel cantone di Vaud. E Marchionne? Anche lui paga le tasse nella Confederazione? Fonti del gruppo Fiat confermano che il numero uno del gruppo torinese è "fiscalmente residente nel canton Zug". Una scelta che potrebbe rivelarsi molto vantaggiosa. Prima di tutto perché i compensi ricevuti dalla Fiat verrebbero tassati con una ritenuta del 30 per cento anziché essere inseriti nella dichiarazione dei redditi (il 730) italiana con un prelievo marginale del 43 per cento. Un bel risparmio, se si considera che nel 2005 Marchionne ha incassato, al lordo delle tasse, 2 milioni di euro come emolumenti più altri 4,6 milioni di incentivi vari.

Poi ci sono le stock option. Nel 2005 il consiglio della Fiat ha attribuito al capoazienda 10 milioni di opzioni a 6,58 euro per azione. E nei giorni scorsi è stata varata una manovra analoga: questa volta il prezzo di esercizio è di 13,37 euro per altri 10 milioni di titoli. In totale fanno 20 milioni di azioni, un pacchetto che farebbe di Marchionne uno dei soci più importanti di Fiat con una quota vicina al 2 per cento del capitale. Se invece il manager decidesse di passare alla cassa, i proventi potrebbero rivelarsi elevatissimi.

Di questi tempi, infatti, la Fiat viaggia in Borsa oltre i 15 euro. Teoricamente, quindi, l'esercizio delle stock option, che però sarà possibile solo a partire dal 2008, frutterebbe un guadagno di oltre 100 milioni. Secondo la riforma varata in estate, anche questi proventi verrebbero trattati come reddito da lavoro. Per
Marchionne però, residente in Svizzera, l'aliquota non supera il 30 per cento. Non basta. Nell'aprile 2005, con le quotazioni ai minimi, il manager che ha rilanciato la Fiat comprò 220 mila azioni del gruppo a 4,54 euro. Una scommessa vincente che oggi, in caso di vendita dei titoli, verrebbe premiata con un guadagno di oltre 2,3 milioni. La legge elvetica però esclude la tassazione dei capital gain sulle azioni quotate. E così Marchionne, 'cittadino' di Walchwil, eviterebbe le imposte su questi guadagni. Proprio come è successo l'anno scorso, quando il manager, già al timone della Fiat, ha incassato molti milioni di franchi vendendo in Borsa a Zurigo le sue azioni Sgs, frutto di ricche stock option.



Che dire? Beato lui!
L'articolo ha un'impostazione neutra, non è chiaro il motivo per cui i conti di Marchionne vengono mostrati in piazza. Per additarlo al ludibrio? Boh!
Penso che Marchionne fa bene a cercare - in modo legale - di pagare meno tasse possibile.
Se i nostri politici, invece di buttare via i nostri soldi, li amministrassero oculatamente, senz'altro anche noi potremmo pagare aliquote "svizzere".


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13 novembre 2006

Farmacista & cittadino
Farmaci: a proposito di risparmio

Riprendo un tema aperto da Federfarma, nel giornale "Farma 7" n. 36, del 13 ottobre 2006.
Riporto quasi integralmente l'editoriale: «Sul mensile (di settembre) della Coop leggiamo che, grazie al pacchetto Bersani, (...) mediamente una famiglia risparmierà in un anno complessivamente quasi 1.000 euro tra parcelle di avvocati e notai, spese di banche e assicurazioni, maggiore concorrenza nei negozi.
La vendita dei farmaci senza obbligo di ricetta nella grande distribuzione organizzata da sola permetterà, sostiene il bollettino della Coop, un risparmio di 100/110 euro a famiglia.
Boom! Si diceva da ragazzini, quando un amichetto ne diceva una troppo grossa.
Facciamo, infatti, un po' di calcoli: gli italiani sono circa 56 milioni, le famiglie circa 17 milioni. L'intero comparto dei farmaci da automedicazione e senza obbligo di ricetta in prezzi al pubblico nel 2005 è stato di 2.200 milioni di euro (...)(fonte ministeriale). Secondo la Coop il risparmio complessivo è di 100x17 milioni di famiglie pari a 1.700 milioni di euro.
Ma immaginiamo, paradossalmente, che tutte le confezioni di Sop e Otc sparissero da farmacie, parafarmacie e piccoli supermercati e fossero vendute esclusivamente dalla Coop con lo sconto medio del 20%.
In tal caso si svilupperebbe un fatturato di 1.760 mi lioni di euro e le famiglie risparmierebbero 440 milioni, non i 1.700 milioni di euro promessi. Con un risparmio (...) di 27 euro all'anno a famiglia (...).
Poiché poi da analisi indipendenti si prevede che la GDO arriverà ad assorbire non più del 20% del fatturato complessivo, il risparmio non sarebbe di 27 euro anno famiglia, bensì di 5,4 euro circa all'anno. Ma tale cifra è considerata sul prezzo al pubblico e non tiene conto che anche le farmacie praticano sconti (...).
Allora, chi è che bara con una comunicazione al pubblico fuorviante e demagogica? Il Garante, al quale mandiamo copia dei listini, potrà valutare se non si tratti di pubblicità ingannevole.
E per finire: la GDO ha dichiarato di voler arrivare a detenere 200 confezioni sulle 4.500 di Otc e Sop in commercio. Le altre 4.300 saranno reperibili solo attraverso le farmacie perché commercialmente non interessanti per la Gdo.»



In realtà, il giornale della Coop riporta (a pagina 10 del numero di settembre 2006): «Forse con qualche eccesso di ottimismo, due associazioni di consumatori come Federconsumatori e Adusbef, hanno stimato che il risparmio annuo per le famiglie, derivante dall'entrata in vigore dei provvedimenti contenuti nel pacchetto Bersani sulle liberalizzazioni e la concorrenza, stia tra gli 840 ed i 1.000 euro.»

La storia del risparmio se la fanno dare da qualcun altro, la Coop risulta semplice "messaggera"...
Andiamo a curiosare sul sito della Federconsumatori: «La Federconsumatori, costituita nel 1988 con il contributo della Cgil (...)». Sono compagni comunisti, caro lettore, sia le Coop che la Federconsumatori. Se la fanno e se la cantano. Che il loro sia un gioco delle parti?