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15 ottobre 2007

In Italia farmaci meno cari che in Europa e Usa

ROMA (11 ottobre) - Anche se ogni volta che si va in farmacia sembra di spendere di più, i medicinali con obbligo di ricetta in Italia costano meno rispetto al resto d'Europa e molto inferiori agli Stati Uniti. I dati rivelazione arrivano da uno studio della Cergas Bocconi (Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale), in collaborazione con Farmindustria. «I prezzi dei farmaci su prescrizione, introdotti dopo il 1990, in Francia, Inghilterra, Germania, Grecia e Spagna - sostengono gli autori dello studio - sono superiori fino al 42% rispetto a quelli italiani. Negli Usa costano più del doppio». Lo studio riguarda Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Grecia, Paesi Bassi e Stati Uniti e confronta i prezzi medi dei primi 300 principi attivi per fatturato e volumi di vendita dispensati nelle farmacie aperte al pubblico. Nelle nazioni considerate, salvo i Paesi Bassi, tali farmaci hanno prezzi al pubblico superiori a quelli italiani in percentuali che oscillano da dal +3% della Grecia, al +5% della Spagna, +8% del Regno Unito, + 12% della Francia e +42% della Germania per arrivare al +139% degli Stati Uniti. Unica eccezione, i Paesi Bassi dove i prezzi sono inferiori del 21% rispetto all'Italia.

Quanto invece ai prezzi che l'industria pratica alla distribuzione risultano ovunque superiori all'Italia: si va dal +11% della Francia, al +12% della Spagna, +14% dei Paesi Bassi, +18% di Grecia e Regno Unito, +25% della Germania fino al +183% degli Usa. «Il posizionamento dell'Italia rispetto ai prodotti lanciati sul mercato dal 1990 è molto chiaro ed è, almeno in parte, frutto delle misure sistematiche di taglio dei prezzi degli ultimi anni», spiega Claudio Jommi, responsabile dell'Osservatorio farmaci del Cergas Bocconi e coordinatore della ricerca.

«È importante sottolineare come lo studio sui prodotti lanciati dopo il 1990 abbia considerato diversi indici di prezzo, diverse ipotesi di estrazione dei dati, diverse modalità di conversione dei prezzi, ad esempio considerando il potere di acquisto delle diverse valute: il risultato però non cambia».

Lo studio «non ci coglie di sorpresa - spiega Sergio Dompè, presidente di Farmindustria - e conferma quanto le imprese del farmaco sostengono da tempo: cioè che i prezzi dei medicinali in Italia sono tra i più bassi in Europa. Un 'primatò negativo che si riflette - non poco - sulla competitività delle aziende operanti nel Paese. Per puntare in alto - ammonisce - la ricerca ha bisogno di regole certe e stabili e di politiche dei prezzi in linea con quelle europee, che riconoscano il valore degli investimenti e dell'innovazione. Recuperare questo gap è possibile. È necessario però fare presto per non perdere il treno nella corsa per la competitività. Prendere quello successivo significherebbe infatti arrivare drammaticamente tardi».

Fonte: Il Messaggero

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